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Abbandonare le strade note e perdersi nella campagna piacentina riserva gradite sorprese, in un'Emilia inconsueta, con colline e valli pre-appenniniche, soprattutto la Val Tidone che tra curve e lunghe distese verdi nasconde piccoli borghi con tradizioni che resistono al tempo. È qui che dal 1250 sorge questo borgo che la storia narra sia stato distrutto dal Barbavara, generale del Barbarossa, poi ricostruito e adibito nel Medioevo a fortilizio e successivamente a convento nel periodo rinascimentale.
Nei secoli ha vissuto vari avvicendamenti finché circa quarant’anni fa la famiglia Reni, da Milano, è giunta fin qui. Un colpo di fulmine che ha dato vita a una storia d‘amore che oggi si chiama OR Cucina d’Arte e che si alimenta grazie alla quotidiana passione di questa famiglia che con ogni sua risorsa si impegna a fondo per rendere Grintorto un luogo di bellezza.


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Ristorante OR Cucina d'Arte
Strada Grintorto, 8 29010 Agazzano (PC)



To See & To Do






To Visit




La Val Tidone è una vallata formata dal torrente Tidone situata nelle province di Pavia e Piacenza. La parte bassa e settentrionale della valle si trova in Emilia Romagna, mentre la parte alta e meridionale è in Lombardia. Si incunea tra la val Luretta ad est e la valle Staffora e l'Oltrepò pavese ad ovest.
Esistono, sulla Val Tidone, almeno un centinaio di scritti da cui attingere notizie di luoghi, vicende e memorie, ma è complesso avere una visione omogenea dello sviluppo storico della vallata.
La storia della val Tidone è fortemente intrecciata alle vicende e ai personaggi che hanno scritto la Storia d’Italia. Le prime presenze umane in Val Tidone risalgono al paleolitico, e certamente al neolitico come testimoniano reperti archeologici rinvenuti in tutta la vallata. I primi abitanti di questa vallata, forse tribù Ligures nel 3000 a.c., diedero vita ad insediamenti stabili dedicandosi all'agricoltura, ma dovettero ben presto abituarsi alle numerose scorrerie da parte di altre popolazioni che, nel corso dei secoli, portarono violenza, fame, desolazione e lutti.
Prima le tribù rivali, poi gli Etruschi a cui seguirono i Romani. Poi fu la volta di Visigoti, Vandali, e Unni. Dal III secolo alla fine del primo millennio anche le dominazioni Longobarda e poi Carolingia furono apportatrici di guerre e tribolazioni, e caratterizzate dalla formazione delle grandi proprietà terriere. Proprietà che i potenti assegnavano a monasteri, vescovadi, laici o funzionari di palazzo per conservarne le simpatie, ma accrescendo invidie e suscitando l'avidità dei vari successori.
Il secondo millennio è pur sempre contrassegnato da nuove guerre, nuovi dominatori e rari, brevissimi intervalli di sufficiente tranquillità; dalle lotte tra Guelfi e Ghibellini al dominio francese, dalla signoria dei Farnese, al dominio dei Borboni, dalla conquista della Valle nel 1747 da parte degli austriaci a quella di Napoleone nel 1796 e, alla capitolazione di questi, nuovamente all'Austria e finalmente l'unione, ultimo atto prima dell'unificazione d'Italia, col Piemonte nel 1859.
E' nel corso di queste vicende e di questi secoli che in Val Tidone sorgono numerosi castelli che, in parte distrutti e ricostruiti per rinnovati motivi di offesa e difesa, possiamo ancora oggi vedere e ammirare in ogni comune e in quasi tutte le frazioni.
Il presente ha ampiamente riscattato il passato, i Valtidonesi non mostrano alcun retaggio dei trascorsi bellicosi e tribolati e si presentano con un carattere aperto e ospitale, pronti alla battuta e al riso, forti lavoratori, acuti imprenditori e dichiaratamente buongustai.


Il castello di Agazzano è una fortificazione situata nel cuore della val Luretta, in provincia di Piacenza. Composto da due edifici con storia, uso e aspetto completamente diversi: la rocca rinascimentale e il palazzo settecentesco, sono posti sul limitare del paese di Agazzano, vicini alla piazza che un tempo difendevano.
La località di Agazzano assume importanza verso il XIII secolo come piazza mercatale e piccola capitale dei feudi della famiglia Scotti che, con alterne vicende, perse e riconquistò il castello più volte nei secoli turbolenti del rinascimento, ma che riuscì a tramandarne il possesso fino alla principessa Luisa Gonzaga nata Aguissola-Scotti, deceduta nel 2008.
L'aspetto attuale della rocca risale al 1475 con la riedificazione, avvenuta su strutture preesistenti, per mano appunto della famiglia Scotti. Si presenta come una costruzione compatta e massiccia, con muri in pietra. Ha pianta quadrangolare con due torri rotonde sulla facciata d'ingresso. L'accesso è permesso sui due lati opposti, dall'esterno attraverso quello che era un ponte levatoio, oggi ponte in muratura, e sul lato opposto da un altro rivellino che ora dà accesso al palazzo residenziale dove un tempo si trovava un'altra parte del castello.
Dal rivellino, attraverso il secondo ponte levatoio, si accede al cortile interno con due rampe di scale che portano al cammino di ronda, coperto su tre lati da un elegante loggiato circondato da colonne i cui capitelli portano stemmi nobiliari. Chiude il cortile il corpo di fabbrica tardo rinascimentale che ospitava, oltre gli alloggi militari, saloni con camini e cucine.


Nasce a Pianello Val Tidone nel 1999 dalla collaborazione della Soprintendenza ai beni Archeologici dell'Emilia-Romagna con il gruppo dei volontari dell'Associazione Pandora e con l'amministrazione comunale. È composto da tre sale situate nei sotterranei della rocca municipale di Pianello Val Tidone, accessibili ai disabili. Raccoglie tutto il materiale di interesse archeologico e storico raccolto nel bacino della val Tidone proveniente da: l'area del cimitero di Pianello, tomba romana a Ganaghello, struttura abitativa tardoantica a Trevozzo, villa romana presso Arcello, insediamento pre protostorico del II e I millennio a.C. e di una chiesa medievale in località Piana di San Martino. Il percorso museale è guidato da tre colori, presenti come sfondo dei pannelli esplicativi e nelle tavolette che sostengono i pezzi esposti, azzurro per la preistoria, rosso per l'età romana e ocra per quella tardoantica.
Ha ottenuto il riconoscimento come Museo di Qualità della Regione Emilia-Romagna per il triennio 2010 -12.

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